La città dell’Aquila, fondata nel 1254 sulle propaggini del colle Sant’Onofrio e che gode della magnifica vista del Gran Sasso, sta riscoprendo in questi anni le proprie origini legate alla nascita dei quarti e alla tenacia e tempra dei suoi concittadini.
La creazione dei quartieri all’Aquila risale a Lucchesino da Firenze, più volte Regio Capitano del popolo aquilano, che nel 1276 la dispose secondo quanto in uso nella sua Toscana; la suddivisione in quartieri nella città fu un qualcosa di diverso e di originale: non fu la città ad essere divisa in quattro parti, ma il contado.
Lucchesino non divise la superficie cittadina con una croce, ma fece sì che fossero i castelli, le terre e le ville del contado a distribuirsi in quattro gruppi secondo la posizione da essi occupata nel contado, delimitandoli in base alla loro comunità forconese – valvense o amiternina, ogni comunità costruì all’interno del quartiere una propria chiesa consacrandola allo stesso santo del castello di provenienza, una piazza e una fontana.
Con una norma contenuta tra gli antichi Statuti Cittadini del ‘400 si stabiliva che ogni quartiere avesse la sua bandiera. Che le bandiere fossero in uso nel 1320 lo si deduce dalla cronaca di Buccio da Ranallo sulla guerra fatta quell’anno contro Rieti, che scrive:
Le bannera delli quarti sedevano su la porta, collo confalone dello re….
La popolazione dei diversi Quarti cittadini non sempre ha convissuto pacificamente: alla fine del ‘400 i quartieri si armarono e scoppiarono dei dissidi, in particolare tra il Quarto di San Pietro e quello di Santa Maria, per poi riappacificarsi in seguito alla confisca delle armi da parte del Consiglio Generale incaricato di garantire la sicurezza.
Si racconterà dell’Aquila, magnifica città e di quelli che la fecero con gran sagacità. Per non esser vassalli cercaron la libertà e non vollero signori se non la maestà
(Buccio di Ranallo)
Successivamente, probabilmente durante la guerra contro Braccio da Montone (1423), per avere maggior visibilità sul campo di battaglia le bandiere vennero distinte per colore sostituendo le immagini di santi con simboli araldici.
I colori che a tutt’oggi sono il simbolo dei quarti, sono così suddivisi:
– Santa Maria: BIANCO
– San Giorgio: VERDE
– San Pietro: AZZURRO
– San Giovanni: GIALLO
La storia dei Quarti Fondatori è stata riportata in auge negli ultimi anni dall’Associazione Bandierai dei Quattro Quarti di L’Aquila, entrata per merito nel “Gruppo storico della Perdonanza Celestiniana”, che da oltre dieci anni si è adoperata tramite rievocazioni storiche, eventi culturali e sportivi, per far conoscere ai cittadini e alle nuove generazioni le origini della città.
Riferimenti storici sui palii in onore di San Pietro Celestino V
Anticamente i festeggiamenti tenuti a L’Aquila in onore di San Pietro Celestino del 19 maggio, giorno dedicato dal calendario alla festa del santo, erano caratterizzati da grande sfarzo, come viene narrato nelle Cronache del cantore epico Buccio da Ranallo nel 1351. Nel mese di maggio, ma 10 anni dopo, venne istituita una fiera della durata di circa 20 giorni, che si collegava così ai festeggiamenti successivi per San Massimo (10 giugno) e successivamente San Bernardino da Siena (20 maggio) altri compatroni della città.
L’Aquila si popolava in quei giorni di ogni tipo di persone: giullari, saltimbanchi, giocolieri, cortigiane, fuorilegge e banditi, divenendo così un grande contenitore di spettacolo, tanto che gli Statuti Cittadini prevedevano addirittura un indulto generale per i reati che venivano commessi.
L’Aquila aveva visto la luce come città appena da un secolo e, anche in considerazione di questa occasione religiosa, andava acquisendo ancora più prestigio. La fiera era il momento culminante di tutta l’attività mercantile legata all’economia della transumanza e alla raccolta dello zafferano. Tali prodotti erano infatti i più importanti delle esportazioni della terra, ed erano un forte richiamo per i mercati forestieri, che costituirono vere e proprie colonie nella città, come i fiorentini, i veneziani, i liguri, i lombardi tanto per citarne alcuni italiani, ma anche francesi, tedeschi e addirittura albanesi per l’estero. D’altra parte la città era uno dei più importanti snodi del traffico con le altre città del regno e fuori del regno la cosiddetta Via degli Abruzzi era il passaggio obbligatorio per poter andare da Firenze a Napoli, attraverso Perugia, Rieti, L’Aquila, Sulmona, Isernia, Venafro, Teano, Capua.
La città aveva ulteriormente acquisito importanza e popolarità grazie anche all’incoronazione di papa Celestino V e alla Basilica di Collemaggio.
Le prime notizie sui palii in onore di papa Celestino V risalgono al 1434. È in quest’anno secondo i documenti conservati all’Archivio di Stato dell’Aquila, che vennero emanate particolari normative per festeggiare, ogni anno, in modo solenne, la festività di San Piestro Celestino, con feste, balli e appunto il palio. Durissime le pene previste per chi avesse soltanto enunciato l’opportunità di annullare detti statuti: l’arresto, il taglio della lingua e l’esilio.
I palii più importanti a L’Aquila erano due: uno con cavalli berberi, i purosangue di proprietà della nobiltà e del clero che partendo dall’esterno delle mura della città percorrevano via Roma per giungere a piazza del Palazzo. L’altro palio era dei cavalli di pregio minore. Al vincitore andava un premio consistente in 25 ducati, mentre ognuna delle comunità costituenti L’Aquila offriva al santo un cero del peso non inferiore ad otto libbre. In un verbale del Consiglio Cittadino datato 7 maggio 1493, conservato nell’Archivio di Stato dell’Aquila, risulta deliberato per la prima volta, unitamente agli altri palii da svolgersi per onorare i santi protettori (balestre, giostra, corsa dei cavalli), il Pallium Homines Peditum. Risulta che al Pallium Homines Peditum abbiano preso parte molti cittadini aquilani ma anche abruzzesi, nonché reatini, umbri, ciociari, molisani e pugliesi.
Dal 2015 a L’Aquila è iniziata una nuova era di rievocazione, di rinascita e ripristino delle usanze cittadine come quella del “Palio degli uomini a piedi”. Grazie alla sinergia tra il Movimento Celestiniano, coordinato da Floro Panti, e dall’associazione Bandierai dei Quattro Quarti, sono state realizzate numerose iniziative volte a ricreare il Pallium Homines Peditum.
Tanti i progetti innovativi, pensati e realizzati in questi anni dai Bandierai che tramandano le origini del territorio in un contesto di condivisione, cooperazione e inclusione sociale.
Luca De Meo